Salerno di notte

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SALERNO SENSACIONAL

venerdì 3 luglio 2015

LA SALERNO CHE FU’ ! (42)


Mio padre era un bel soggetto!
Nel senso che veramente ci sarebbe tanto da scrivere su di lui. Quando stava tranquillo, non molto spesso in verità, era una persona divertente, anche allegra direi. 

Era imbattibile per esempio nel mettere soprannomi alle persone intorno a lui. Le sue vittime preferite erano nella parentela. 
Aveva battezzato a suo modo quasi tutti. 

Il primo fratello di mia madre si chiamava Gennaro, aveva lavorato nelle Ferrovie dello Stato a Battipaglia, vicino Salerno. Di una delle sue orecchie era rimasto soltanto un pezzettino. Sembra che una volta, da giovane, aveva la testa fuori dal finestrino di un tram e qualcosa gli abbia troncato un pezzo di orecchio. Era alto e magrissimo. Mio padre lo chiamava:  “Fierr filat!” (Ferro filato).

L'altro fratello di mia madre si chiamava Giovanni, aveva addirittura due soprannomi, uno legato al suo lavoro, infermiere all'ospedale di Salerno, mio padre lo chiamava: ”O Dottor!” (Il dottore). 
Siccome poi, secondo mio padre, zio Giovanni aveva un carattere un poco sfuggente, l’altro soprannome che gli aveva affibbiato era: “Zucculella!” (Insomma come un topolino che trova sempre il suo buco).



A un altro suo cognato, che come secondo lavoro aggiustava gli orologi e quindi aveva a che fare con varie scatole e contenitori lo aveva soprannominato:  “Scatulett!” (Scatoletta). 

A un nipote che aveva il vizio di sputacchiare un poco dappertutto lo aveva battezzato: “Sputazzella!”.  

Un suo fratellastro minore, patito per il gioco del totocalcio diventò:  “Uno, Ics, Due!” 
Infatti, secondo mio padre, non faceva altro, dal lunedì al sabato, che camminare nervosamente e interrogarsi sulle giocate che avrebbe fatto e sui risultati calcistici che potevano venire fuori la domenica pomeriggio negli stadi di calcio.

A volte anche lui però era scontato! Un suo cugino che aveva una agenzia di onoranze funebri, con poca fantasia era:  ”O Schiaattamuort”! 

Il marito di una sorella di mia mamma, piccolo e con una gobba: “O Scartellat!”! 

Naturalmente, da ipocrita emerito, non usava mai questi nomignoli quando gli interessati erano presenti.


Per chi ama le storie sulla Salerno che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/06/la-salerno-che-fu-41.html

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