Salerno di notte

Salerno di notte
SALERNO SENSACIONAL

venerdì 4 dicembre 2015

LA SALERNO CHE FU’ ! (56)


Visto che mi ero assunto il compito e la responsabilità di provvedere al materiale discografico per le feste da ballo, e non avendo la disponibilità economica per poterlo fare, avevo studiato un piano criminale quasi perfetto. 

Lungo il corso principale di Salerno una volta c’erano i grandi magazzini della Standa. Fra gli altri reparti ce n’era uno più piccolo predisposto per la vendita dei dischi. Il piano prevedeva di procurarsi una busta nuova vuota, cosa alquanto facile, ed avvicinarsi al bancone dei dischi quando c’era più movimento e confusione. Una volta adocchiato un nuovo disco di mio interesse, si trattava solo di attendere che la commessa stesse servendo qualcuno o fosse distratta, di fare scivolare il disco nella busta, e con calma, allontanarmi dal bancone prendendo la prima uscita. 

Con questo metodo ero riuscito a fare della mia casa una succursale discografica della Standa. Quasi ogni giorno tornavo a casa con un disco nuovo. Questo aveva fatto di me il ragazzino più conteso del quartiere. D’altra parte ero anche oggetto di invidia da parte di altri sbarbatelli, che non venivano come me invitati alle feste dei ragazzi più grandi.

Mia madre mi aveva chiesto qualche volta da dove arrivassero tutti quei dischi che entravano quasi giornalmente a casa nostra. Io le avevo risposto che il padre di un mio compagno di scuola aveva un negozio ed era lui a darmeli. In fondo apparentemente non sembravo tanto difficile come ragazzo. A scuola me la cavavo bene e mia madre aveva molta fiducia in me.                                                                         

Quando uno dei ragazzini invidiosi le andò a riferire la provenienza di tutti quei dischi, lei non voleva crederci, poi convenne che non poteva essere che così. D’altra parte in un modo o l’altro la cosa sarebbe dovuta finire. O la Standa falliva o qualcuno mi avrebbe prima o poi scoperto, non poteva continuare all’infinito! 

Lei preferiva in genere non riferire a mio padre le mie avventure pseudo-delittuose, ma stavolta l’avevo fatta proprio grossa. Non poteva fare a meno di dirglielo. Non andò neanche tanto male! Quella notte la passai fuori casa. Era inverno e faceva freddo ma riuscii a commuovere un panettiere. Questi mi fece dormire in un  contenitore di legno per il pane vicino al suo forno! Il giorno dopo mi vennero a cercare e mi perdonarono. Ecco una cosa che trovavo inspiegabile! A volte facevo qualcosa di trascurabile e mio padre mi massacrava di botte, a volte facevo cose grosse e me la cavavo con niente. 

Come quella volta che insieme ad un amichetto, da una finestrina laterale, riuscimmo ad entrare nell'interno di un palazzo appena costruito.  
C’erano solo le colonne del palazzo e pietre  varie. Così tanto per giocare, disegnammo un cerchio e ci mettemmo a lanciare sassi contro un muro. 
Dopo qualche ora facemmo un foro tale da passarvi dentro, eravamo sbucati nell'androne del palazzo. Pietra su pietra eravamo riusciti a buttare giù l’ingresso di un palazzo appena costruito. Uscimmo dal portone e scappammo via. Io e mio padre fummo chiamati dal commissariato di zona. 

Per altre storie sulla Salerno che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/11/la-salerno-che-fu-55.html

                                 





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